NOTIZIE STORICHE

Scarsa è la documentazione storica che riguarda l'origine della chiesetta, presumibilmente la costruzione risale al XII secolo e senza dubbio venne riedificata su probabili preesistenze, dopo il terremoto padano del 3 gennaio 1117, a cura dell'ordine dei Templari che avevano installato, proprio in questo sito, una loro "mansio".

 (Il suddetto terremoto, di notevole intensità, fece danni in un'area molto estesa, fu percepito da Colonia in Germania  a Piacenza e provocò il crollo di parecchi edifici) 

La  mansio templare d'Isana è menzionata per la prima volta in un documento del 29 agosto 1208, in esso si legge che una monaca aveva portato in dote al convento di Rocca delle Donne appezzamenti confinanti con Sancta Maria del Tempio e poi ancora in un documento del 15 settembre 1222 col titolo di "Domus Sancte Marie de Ysana"  riferito alla nomina di Jacopo di Mellacio a precettore dei possedimenti templari nell'area di Vercelli, Ivrea e Novara.  Infine in un altro documento del 1298 come  "Sancte Marie de Exana et subest Milicie Templi ".

 A proposito di decime papali vi si legge anche che doveva versare ai collettori papali la somma di 40 lire annue, somma che per quei tempi era assai cospicua, evidentemente doveva fruire di una certa rendita. Solo i grandi monasteri pagavano somme superiori in quel periodo: Lucedio, ad esempio, doveva sborsare 3000 lire di decima, mentre la chiesa di Saluggia pagava solo 36 lire.

La "Domus" d’Isana dipendeva dal priorato templare di San Giacomo di Vercelli, era così importante per la posizione strategica sulle strade di quei tempi. Infatti sorgeva sull'antica via Liburnasca, una strada medioevale percorsa da pellegrini, crociati e mercanti che metteva in comunicazione Torino e quindi il passo del Moncenisio con Vercelli, città attraversata dalla via Francigena, proveniente da Ivrea.   

Da Livorno passava anche un'altra strada alternativa che proveniva da Aosta-Ivrea. Essa attraversava l'antica Uliaco, sulla collina di Villareggia e proseguiva fino a Livorno per giungere a Trino, Casale e congiungere Genova. Questa seconda strada poneva di fatto in collegamento i passi del Piccolo e del Gran San Bernardo con Genova, importante centro di raccolta.

 

Pellegrini in cammino
Pellegrini in cammino

L'ordine religioso e cavalleresco dei Templari aveva come fine peculiare l'assistenza e l'ospitalità dei pellegrini, ecco perchè i Templari crearono un loro insediamento proprio a Isana, punto mediano tra le città di Vercelli, Casale, Ivrea, sull'importante via Liburnasca.

Del resto il modo di viaggiare di quei tempi era faticoso perché dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente le strade erano insicure e rovinate e i pellegrini proseguivano a piedi, appoggiandosi su un grosso bastone dal manico ricurvo, “il bordone”. Fu proprio lungo i percorsi obbligati che portavano alle mete prefissate dalla cristianità che sorsero gli ospizi aventi lo scopo di ricevere e rifocillare i pellegrini affaticati.

Disegno raffigurante un monaco templare
Disegno raffigurante un monaco templare

Le mansioni templari erano dei complessi autosufficienti, difesi da alte mura, comprendenti il convento con torri di vedetta ai lati, la cappella, la  scuderia, l'armeria, la fucina, il mulino, la cantina, i magazzini per la conservazione delle derrate alimentari, l'infermeria, la foresteria, il cimitero e il vivarium o peschiera dove si allevavano i pesci di cui i Templari facevano largo uso in quanto la loro astinenza dalle carni durava da Ognissanti a Natale e per tutta la Quaresima.

“La peculiarità della mansio di Isana, scrive lo studioso locale Franco Giuliano, era mista:

militare,  con il compito di provvedere alla protezione dei pellegrini

caritativa, per l’ospitalità assicurata al viandante

produttiva, in quanto era centro agricolo

religiosa, perché il pellegrino poteva trovare anche conforto per lo spirito.

Le mansioni minori erano composte da un minimo di quattro frati; nel caso di Isana  è ipotizzabile la presenza di un frate cappellano e di più frati lavoratori e confrates”. 

Non è da escludere che nella mansio di Exana abbia sostato Filippo Augusto, re di Francia, di ritorno dalla 3^ crociata nel 1191. Egli seguì il percorso della via Francigena, detta anche Romea, fino a Vercelli, quindi imboccò la Liburnasca per arrivare a Torino e, attraverso la valle Susa, al Moncenisio e quindi in Francia.

 

 

Il motto dei cavalieri templari
Il motto dei cavalieri templari

Dopo l'abolizione dell'ordine dei Templari (il 22 marzo 1312), soppressi con la bolla “Vox clamantis in excelso” da papa Clemente V dietro pressione di Filippo il Bello,  la mansio di Santa Maria di Isana passò, con il medesimo titolo, agli ospitalieri di S. Giovanni di Gerusalemme (Gerosolimitani), poi chiamati Cavalieri di Malta.

Tutti i possedimenti dei Templari passarono ai Gerosolimitani in seguito alla bolla " Ad providam Christi ", emanata da papa Clemente V il 2 maggio 1312 a Vienne.

Col tempo la mansio d’Isana perse importanza ed autonomia e venne assorbita dalla Commenda di San Giovanni Battista di Verolengo che deteneva nel territorio di Livorno grossi possedimenti (più di 500 giornate piemontesi), assieme alla chiesa, la cascina d'Isana, la cascina Ceresa, ora inesistente e la casa di residenza del commendatore in paese.  

Il Seicento portò peste, carestie, capovolgimenti, così nel 1624 nella Confraternita dedicata ai Santi Apostoli venne indetta al Santuario della Madonna di Isana una processione votiva per rendere grazie alla Vergine che aveva allontanato da quelle contrade il flagello della peste di manzoniana memoria. Tale processione continua tuttora ogni anno il 15 di agosto, festa della Madonna Assunta ed il concorso dei pellegrini è notevole.

Come si legge dai resoconti delle visite priorali, " nel 1700 Isana era una tenuta di 193 giornate tra prati, campi e gerbidi e verso la Chiesetta, ordinariamente amministrata dall'agente del signor Commendatore e dai suoi affittavoli, c’era gran concorso di folla nel giorno della celebrazione della festa dell’Assunzione di Maria". Si precisa inoltre che la Vergine era tenuta “con molta riverenza” per i grandissimi miracoli ed inoltre che nella chiesa veniva celebrata la messa non solo alle feste, ma anche nei giorni feriali per rispettare la devozione del popolo.

La Chiesa di Santa Maria di Isana, non più dipendente dalla Commenda di San Giovanni Battista di Verolengo in virtù delle rivoluzionarie leggi “Galliche” perché era stata nel frattempo alienata, fu incorporata alla diocesi di Vercelli con bolla pontificia nel 1817.

Don Giuseppe Maria Donizzotti, prevosto di Livorno in quegli anni, afferma in una sua relazione  che si tratta di una chiesa campestre, piccola ma decente, dove si fa la festa dell'Assunta in Cielo, possiede un cappellano che celebra messa nei giorni festivi, parecchia è la devozione ed il concorso dei fedeli.

Nel tempo non è mancata la devozione alla Madonna venerata nella chiesa di Santa Maria di Isana, non si celebra più nelle domeniche perchè la popolazione del cascinale e dei luoghi vicini è diminuita ma si ricorre alla sua protezione durante le due guerre mondiali e la si invoca per ottenere grazie. Anche negli anni '60 continuano le manifestazioni di fede verso la Madonna Assunta d'Isana come si legge dagli articoli scritti da Don Giovanni Ginepro ( parroco di Livorno Ferraris dal 1954 al 1979)  sul Bollettino parrocchiale e dalla relazione della visita pastorale del 19 marzo 1963 dell'arcivescovo di Vercelli Francesco Imberti.    

Attualmente la piccola chiesa si trova nel territorio della Parrocchia di Livorno Ferraris ed è curata dal 1954 dai proprietari della Tenuta Isana, i signori Camoriano con l’aiuto della famiglia Bacco.

Benchè rimaneggiata nel tempo Santa Maria di Isana, secondo gli studiosi che l'hanno visitata e la visitano tuttora, sembra sia l'unico edificio piemontese costruito nel XII secolo appartenuto all'Ordine dei Templari ancora in buono stato. 

Il fitto bosco millenario che nel periodo dei Templari l'attorniava ha ceduto il posto alle attuali estese risaie: in primavera il rosso dei suoi mattoni emerge dall'azzurro mare a quadretti ed in autunno il dorato delle spighe di riso esaltano ancora di più la sua bellezza. 

Veduta aerea in primavera
Veduta aerea in primavera