NOTIZIE ARCHITETTONICHE

L’edificio romanico è orientato sull’asse est-ovest; abside a levante, in modo che il viso del celebrante sia  rivolto al sole nascente; ponente per il portale d'entrata, come in uso nelle costruzioni paleocristiane.

La facciata ovest, a capanna, è interessante per i mattoni disposti a spina di pesce (lavorazione che si nota anche sui lati sud e nord) e per l’utilizzo di pietra arenaria  e granito, alternati a laterizi nelle strutture angolari.

 

Particolare della  facciata ovest
Particolare della facciata ovest
La bifora
La bifora

Si osserva anche una bella bifora centrale impreziosita da un capitello del tipo "a gruccia", che presenta una decorazione a bulbo curvilineo identica a quella riscontrata nei due archetti pensili estremi della cornice della facciata meridionale; la colonnina della bifora termina con un capitello "a corolla". La bifora è sovrastata da tredici magnifici archetti ciechi che incorniciano il timpano e si susseguono, a scopo decorativo, anche sugli altri due lati della chiesa. Sotto la bifora è percepibile, benché coperto da intonaco, il disegno di due finestre arcuate, sicuramente due monofore.

 

Particolare facciata sud
Particolare facciata sud

Nel lato sud gli archetti pensili sono suddivisi da due lesene in tre campi regolari, sono realizzati in laterizio, seguendo una disposizione curata e regolare, con l’aggiunta di una mensolina in cotto. Solo il primo e l’ultimo archetto presentano una lavorazione più caratteristica con una mensolina a bulbo curvilineo, identica, come si è detto, a quella presente nella bifora.

La cornice decorativa consente di stabilire il livello di gronda del muro originario; la parte superiore è frutto di una sopraelevazione della chiesa, attuata in seguito a lavori interni di soffittatura.

Anche nella facciata sud si osserva una piccola monofora chiusa rozzamente con mattoni probabilmente quando il tetto a capanna della chiesa fu innalzato. Tracce di una seconda e terza monofora completamente tamponate sono visibili nelle campiture a fianco. E' quanto resta delle piccole finestre medioevali, probabilmente tre, da cui filtrava una tenue luce.

 

La porticina dei fedeli
La porticina dei fedeli

Unica apertura originale conservata risulta essere la porticina dei fedeli presso il campanile; essa presenta sulla sua sommità un arco ben lavorato con alternanza di conci di arenaria e mattoni.

 

Il campanile
Il campanile

Il campanile è stato ricavato nella congiunzione tra la navata dei fedeli e il più recente corpo quadrangolare destinato a presbiterio e coro retrostante.

E’  di successiva aggiunta, non è molto alto, ma è armonioso, alleggerito nella sua ultima parte da quattro aperture che creano la cella campanaria contenente una campana dal suono argentino, necessaria per chiamare a raccolta i fedeli (sulla campana si legge Seregno 1950). 

Si ignora la data in cui è stato costruito l'attuale campanile; nella relazione della visita priorale del 16 marzo 1726 si accenna alla presenza di “un piccolo campanile con due pilastrini che sostengono una campana per sonare messa”, ma non è definita la posizione di tale struttura.

Curiosa risulta invece l'osservazione dei cabrei della cascina Isana risalenti alla seconda metà del 1700: il campanile risulta ubicato nella facciata nord (vedi immagine sottostante). 

Cabreo del 1781-82
Cabreo del 1781-82
La croce templare sul campanile
La croce templare sul campanile

Sia sulla sommità del campanile che sulla cuspide del tetto della facciata ovest spicca la croce tipica dei Templari a coda di rondine, detta "delle otto beatitudini", poiché S. Maria d’Isana è una chiesa templare, quella, a detta degli studiosi d’arte, meglio conservata in tutto il Piemonte.

 

La meridiana
La meridiana

Sul lato a mezzogiorno è stata recentemente restaurata (anno 1997) una meridiana ad ore francesi, astronomiche. Riporta al centro in rosso, con la lettera M sovrapposta, la linea del mezzogiorno locale, calcolato sul meridiano che passa per il luogo, inoltre definisce il mezzogiorno in base al meridiano di Greenwich. Si riconoscono poi i simboli dei solstizi d’inverno e d’estate (capricorno-cancro) e degli equinozi di primavera e d’autunno (ariete-bilancia). Anche nella facciata a ponente vi è traccia di una meridiana con in basso ben visibile una croce intonacata, a bracci regolari che potrebbe far pensare anche ad una primitiva finestrella a forma di croce, com'era in uso nell'architettura romanica.

 

Croce tamponata, facciata ovest
Croce tamponata, facciata ovest

 

Nella parte a mezzanotte la chiesa è addossata ad una costruzione agricola che nasconde la quasi totalità del parametro murario originale, non si tratta però, come si potrebbe pensare, dei resti di un edificio antico utilizzato come convento dai monaci perché nel cabreo della fine del 1700 (precedentemente riportato)  la chiesetta risulta isolata dal resto degli altri fabbricati rurali della cascina. Tra il muro dell’edificio agricolo e quello della chiesa corre un’intercapedine di circa 13 cm.

 

La facciata nord presenta le seguenti caratteristiche: la disposizione dei mattoni a “spina di pesce”; la presenza di una pietra sporgente di granito grigio con funzione di architrave di una porticina tamponata, corrispondente a quella dei fedeli disposta sul lato sud (probabilmente la porticina " dei morti " cioè un'apertura da cui uscivano i defunti) ; una serie di archetti ciechi, un contrafforte che ricorda forse l’ubicazione del menzionato, piccolo campanile.

La porticina dei morti - lato nord
La porticina dei morti - lato nord

Per l'edificazione della chiesetta sono stati utilizzati materiali esistenti in loco: laterizi, mattoni rossi ripresi da precedenti costruzioni, ciottoli di fiume, in quantità ridotta arenaria (una pietra bianca, visibile sugli stipiti della facciata e alla base del campanile, proveniente dal vicino Monferrato), raramente granito grigio in blocchi  ben squadrati, inseriti con una certa regolarità nella muratura. Si notano talvolta, all'interno della muratura della facciata e nella lesena angolare di sud-ovest, mattoni più lunghi e più scuri, dovrebbero essere i "sesquipedalis" cioè mattoni con il lato di un piede e mezzo, usati dagli antichi Romani  e provenienti  da antecedenti costruzioni.  

Questa partitura muraria, detta ad "opus mixtum", richiama la fattura di alcune chiese monferrine, ad esempio l’abbazia di Santa Fede in territorio di Cavagnolo, quindi, secondo alcuni esperti, la chiesa di Santa Maria d’ Isana risente dell’influsso architettonico romanico della scuola del Monferrato.

L’argilla usata per i laterizi è stata ricavata certamente dal terreno circostante, tipicamente argilloso, e cotta in fornaci approntate presso la cava. In aperta campagna, a poche centinaia di metri dalla chiesetta, c’è un terreno ancora oggi chiamato "Fornacetta", esso si trova ad un livello più basso rispetto ai campi circostanti, presumibilmente servì da cava per i mattoni della costruzione religiosa.

Tutto l’edificio indica un segno architettonico elaborato, eseguito da maestranze esperte; lascia intendere una buona disponibilità finanziaria, mentre i numerosi materiali di recupero (i suddetti laterizi romani e i conci angolari con sagomature a incastro, con buchi di trapano più o meno profondi o con numeri), inseriti con regolarità nella muratura, inducono a credere che nella località di Isana esistesse già un insediamento precedente alla costruzione templare della chiesetta.

Lato est della chiesetta
Lato est della chiesetta

La parte ad est, più bassa, affiancata al campanile è invece di recente costruzione; l’attuale abside quadrangolare ha subito un completo rifacimento, solo un’indagine archeologica sarebbe in grado di rintracciare la costruzione primaria, forse semicircolare.

La parte inferiore dell’intera muratura delle facciate è stata ricoperta, in epoca più recente, fino ad una quota di due metri, con uno strato uniforme d’intonaco; nella facciata a ponente la copertura s'innalza fino a quattro metri e dieci, inquadrando il portale mediano e le due finestre laterali.

L'interno
L'interno

L'interno, ridipinto nei secoli, presenta una sola navata con superficie di circa 70 mq (misura tipica delle chiese romaniche), possiede due volte a vela create in occasione della sopraelevatura che risale probabilmente al 1700 e del rifacimento del tetto, in sostituzione del soffitto di tavole. Un'alta cancellata in ferro battuto divide la parte riservata ai fedeli da quella destinata al sacerdote, alla sua sommità un medaglione dipinto, restaurato dal pittore Bosio di Crescentino negli anni '90, con la scritta “Ave Maria”, invita i fedeli alla preghiera.

Il medaglione
Il medaglione

Il presbiterio e la sacrestia retrostante sono di forma rettangolare, coperti con volte a botti lunettate, con l’illuminazione offerta da finestre semicircolari. La sacrestia venne aggiunta presumibilmente nel Settecento, dal momento che nella visita priorale del 1768 il vano risulta già costruito, ma l’interno della chiesa era ancora sovrastato da un soffitto di tavole.

L'altare ligneo è di stile barocco, è lavorato a motivi floreali, foglie di acanto dorate su fondo azzurro intenso, pare certamente opera dello scultore Cavagnetto di Viverone.

  Ai lati della nicchia della Madonna svettano verso l’alto quattro colonne a tortiglione, di stile moresco e di colore marrone scuro con capitelli dorati. Sorreggono un architrave su cui campeggia un bassorilievo raffigurante Dio Padre benedicente, attorniato da visi di angeli  e da  due arcangeli. Si legge la scritta “Priorum aelemosinis” (edificato con le offerte degli antenati).

Complessivamente si contano nella struttura lignea dell'altare ben 25 angeli di bella fattura: 15 piccoli e 10 grandi. 

Al centro dell’altare trova posto la nicchia semicircolare della Vergine Assunta col Bambino, chiusa da un vetro e decorata nel catino in alto da un bassorilievo costolato a forma di conchiglia.

La statua  misura 75  centimetri , è in legno ricoperto da una sfoglia dipinta; probabilmente, come si racconta, è stata dorata negli anni cinquanta; sotto il piedestallo si legge la scritta: “Ex voto 1722“ accompagnata da tre gigli stilizzati.

 

Particolare del piedestallo
Particolare del piedestallo

 

Sia la Madonna, sia il Bambino Gesù portano sul capo una corona di metallo con pietre finte, un manto damascato avvolge la Madonna, mentre ai suoi piedi sono raffigurati  angeli nell’atto di portarla in cielo, su una nuvola.

 

Statua della Madonna Assunta
Statua della Madonna Assunta
Statua dell'Assunta senza  manto e corona
Statua dell'Assunta senza manto e corona
L'altare barocco
L'altare barocco

L’altare è completato da due dipinti risalenti al 1832, di Scuola locale, del pittore sarto Agostino Merlino. Nelle due tavole: l'Annunciazione e l'Assunzione in cielo della Madonna sono rappresentati i simboli delle quotidiane attività agresti che si svolgevano attorno alla chiesetta: un gomitolo di lana ai piedi della Vergine nella stanza dell'Annunciazione nel primo dipinto ed una pala sulla pietra tombale nel secondo dipinto. 

 

Simmetrica alla porticina d'entrata, sul lato opposto, s'apriva un'altra porta, s'intuisce per la presenza di un architrave in pietra sporgente, era questa probabilmente la porta d'uscita dei defunti.

 

Sotto il pavimento, per tutta la lunghezza dell'edificio,  da ovest ad est, scorre il rigagnolo di una sorgente. La presenza di quest’acqua potrebbe spiegare l’origine del toponimo ISANA, di difficile decifrazione.

Il prefisso “isa”, come afferma il professore Fabrizio Spegis nel suo libro "Presenza Gerosolimitana a Verolengo" scritto per il comune di Verolengo, è di origine preromana, ha valore di idronimo ed indica acqua che scorre veloce.

ISANA dovrebbe  quindi essere “un luogo in cui l’acqua scorre veloce”.